Ricordo di Arturo Patane’ 52/56

 

Arturo Patanè entro’ con me alla Nunziatella nel 1952 e vi rimase quattro anni, come tutti quelli dello scientifico ai nostri tempi.

 

Fin d'allora era certo di voler fare il pittore e metteva su carta disegni e schizzi di quanto lo circondava.

 

Appena fuori si dedicò alla professione che amava. Ebbe notorietà, ma tante amarezze, con il solo conforto di avere al fianco la moglie che ne condivideva in tutto la non facile vita.

 

Ci rivedemmo al nostro raduno del 1978, per i venticinque anni del nostro ingresso alla Scuola ed avemmo in dono da lui una serie di litografie, tra cui quelle qui riprodotte.

 

Quasi dieci anni dopo ci ritrovammo ancora per il Bicentenario. Fu esposta, in quella occasione, al Castel dell'Ovo una sua personale e mi raccontò di come sia lui che la moglie fossero stati intossicati dall'uso di alcune vernici che davano un effetto speciale ad alcuni dei suoi quadri.

 

Qualche mese prima avevo avuto da lui il ricordo più caro. Eravamo a Venezia per la prima esposizione della Mostra itinerante e lui accompagnava la spedizione come "fotografo ufficiale" dell'Associazione. Tornati a casa ebbi da lui una foto di mia moglie, mentre riposava a capo chino, nel chiostro dove avavamo montata la mostra. 

 

Poi qualche incontro sporadico e continue notizie (quasi sempre cattive) dai suoi amici più cari che gli sono sempre sempre stati vicini.

 

Seppi tra l'altro che riceveva cure affettuose da un nostro compagno di corso, Salvatore Ricchio, oncologo a Cosenza, che stava facendo l'impossibile per ritardare l'esito fatale della sua malattia, ma nessuno di noi poteva alleviargli il male della solitudine, che si era abbattuto su di lui con la perdita prematura della sua compagna.

 

Due telefonate ricordo in particolare la prima di ringraziamento per aver messo in copertina del libro di ricordi del nostro "cinquantenario" la foto di una sua litografia e l'ultima a Natale quando ormai giaceva nel letto da cui non si sarebbe più alzato.

 

Prego per lui la Madonna, la cui immagine appare in evidenza nella  litografia che vi ho mandato,  e a cui si rivolgeva, la domenica sera, quando tornando di corsa a "casa nostra" prima del contrappello, per evitare la probabile punizione.

Madre di Dio, abbia la pace che in vita non ha avuto.

 

Mario Campagnuolo 52-55