Discorso di Mario Campagnuolo agli allievi (16 Dicembre 2002), che ci ricorda la nostra Storia e rinvigorisce il nostro Spirito di ex-Allievi


Il 16 novembre è stata esposta, nel cortile d'onore del Palazzo Reale di Napoli, la mostra itinerante realizzata dall'Associazione in occasione del Bicentenario della Nunziatella. La mostra restaurata e rinnovata nelle sue strutture, che ne hanno reso più facile il trasporto, è stata poi montata nel corridoio del primo piano della Scuola.

Ieri ho avuto il permesso e il piacere di avere un'ora per spiegare agli allievi i "sentimenti" che mi avevano guidato nella sua realizzazione.

Dopo essermi presentato, come ex allievo e come uomo, ho chiamato nei posti vuoti della prima fila tre rappresentanti del primo corso. Quello a cui, proprio il 16 dicembre, il mio corso aveva consegnato la "stecca" e con essa il passaggio del "testimone". Poiché tra loro avevo chiamato il capocorso e due altri, che non fossero "pompieri" come lui, ho spiegato che la definizione di pompiere (e quindi il "pompa pompa") era nata dall'elmo di Minerva che si attaccava sul braccio degli allievi meritevoli prima dell'istituzione delle Cifre Reali (poi Repubblicane).

Ho spiegato, poi, il "momento storico" in cui era nata la mostra. Nel 1984 avevamo dovuto sventare il tentativo di spostare la Nunziatella all'Arenaccia. Avevo sentito, quindi, forte la necessità di dimostrare la "sacralità" del luogo dove sorgeva.

Ho parlato della città di Partenope. Ho spiegato (a quelli dello scientifico) che Parthenos vuol dire vergine ed ho riferito l'audace accostamento tra la leggendaria sirena suicida per amore d'Ulisse, che ha dato nome alla città, e la Vergine, che ha dato nome alla Scuola e a cui fu dato l'Annunzio che sarebbe diventata la madre di Cristo.

Ho parlato della perizia e della saggezza di Lucullo, che aveva fatto costruire una delle sue ville tra Pizzofalcone e Castel dell'Ovo. Ho detto loro che in questa villa era stato confinato, quando era un ragazzo della loro età, l'ultimo imperatore romano, Romolo Augustolo. Ho parlato di come, poi, in quello che in quello che restava della villa, nell'alto medioevo, avessero trovato rifugio dei monaci, che corrispondevano con analoghe comunità sparse in tutta Europa tenendo viva la cultura.

Ho quindi raccontato di come, nel 1587, giusto duecento anni prima che fosse fondata la Scuola Militare, l'edificio della Nunziatella fosse stato donato ai Gesuiti per farne un Noviziato. Ho fatto notare loro che in quel luogo, dove ci trovavamo, per ben quattrocento anni si fosse svolta la "funzione" di educare i giovani e che nessuna scuola al mondo poteva vantare una simile continuità.

Sono passato a descrivere "il momento storico" della nascita dell'Accademia Militare. Era il periodo dell'Illuminismo. Si riscopriva l'UOMO con tutti i suoi diritti e le sue potenzialità. A Napoli c'era poi la volontà di competere con le altre corti europee. Per questo era stata creata una commissione, di cui faceva parte Parisi, per documentarsi sulle Accademie Militari e per proporre un regolamento all'altezza dei tempi. Ho spiegato agli allievi che questo regolamento era un capolavoro di grande attualità ancora oggi. E che proprio in questo regolamento si trovano le basi della indipendenza di giudizio e di amore verso i compagni che contraddistinguono gli allievi della Nunziatella e di come fosse meraviglioso che questo "messaggio" si fosse trasmesso, di corso in corso, fino ai nostri giorni.

Ho fatto un rapido escorso della Storia della Scuola e dei suoi allievi. Mi sono fermato in particolare sui fratelli Pisacane, Carlo e Filippo, l'uno bello, audace, generoso, rivoluzionario e "sciupafemmene" e l'altro fedele al suo Re fino a seguirlo nel suo esilio. Esempio lampante della indipendenza di giudizio che contraddistingue quanti hanno avuto il privilegio di essere allievi della Nunziatella. Ho parlato loro di Camillo Boldoni, che per ordine di Cavour costituì l'Esercito Meridionale che consentì a Garibaldi di arrivare, dalla Calabria alla decisiva battaglia del Volturno, senza sparare un solo colpo di fucile. E di come Boldoni avesse accettato di ritirarsi nell'ombra e di essere dimenticato dalla storia, contento solo di avere fatto quanto riteneva fosse suo dovere. Ho parlato di Amedeo d'Aosta, della sua semplicità d'allievo e della sua decisione di restare, benchè malato, prigioniero con i suoi soldati. Ho ricordato i momenti amari del dopoguerra. Quando la Nunziatella era occupata da truppe di colore e quando solo la caparbietà siciliana di Francesco Caruso avesse consentito la continuità dell'insegnamento nei pochi locali rimasti liberi.

Ho parlato agli allievi di come i frutti di coraggio e abnegazione della nostra Scuola non si fossero esauriti con i conflitti armati. Ho ricordato i nomi e le azioni di Franco Gentile, Rosario Aiosa, Marco Mattiucci e Roberto Como, ragazzi poco più grandi di loro. Ho raccontata la gioia che avevo provato nell'abbracciare, pochi giorni prima un ragazzo, Emanuele Rimoli, che quelli del terzo anno ricordano come loro anziano, che ha deciso di fare il frate francescano. In questa epoca dominata dall'egoismo e dall'edonismo, questo ragazzo ha scelto il saio di Francesco a dimostrazione della indipendanza di giudizio degli allievi della nostra Scuola.

Ho chesto di non fare confusione tra tradizioni, che sono quelle di cui avevo parlato, e le semplici e nuove usanze, di cui non avevo memoria, e che venivano spacciate per "tradizioni".

Ho concluso invitandoli a fare una considerazione e trarre le conclusioni. Gli allievi della Nuziatella, dalla fondazione ai nostri giorni, sono stati circa quindicimila. Se si fa il conto di quanti sono quelli che si sono "distinti" in campo militare o civile si vede che sono migliaia: una percentuale che nessuna scuola al mondo può vantare.

Da questo si deduce che chi ha frequentato la Nunziatella non può nascondersi nel branco, non può essere un mediocre.

Li ho invitati quindi ad essere coerenti con la loro scelta. Ho detto: "chi sceglie di vestire una "divisa", di vestirsi cioè in un certo modo, qualunque esso sia, lo fa per affermare il suo modo di pensare e quindi se deve essere coerente con la sua scelta".

Respirano dall'alto di Pizzofalcone l'ansia di libertà dei coloni greci, il coraggio e la fede dei missionari gesuiti, la volontà di giustizia degli illuministi, la storia tutta degli allievi della Nunziatella e non possono restare indifferenti. Ho chiesto loro che chi sentiva di poter prendere l'impegno con se stesso di mostrare con il suo comportamento di sentire l'orgoglio del privilegio di essere allievi di questa Scuola venisse a stringermi la mano, ciascuno come se la stringesse a se stesso, per confermare questo impegno.

Sciolte le righe, sono venuti TUTTI a stringermi la mano.