Memorial Maffettone Marzo 2004

Discorso di Arturo Tornar 52-56

 

 

Un cordiale saluto a tutti ed un ringraziamento particolare al Col. Zampa, alla famiglia Maffettone ed ai colleghi del Consiglio della Sez. Campania che hanno permesso la realizzazione della cerimonia odierna. Un forte sentimento di riconoscenza a Sergio Sbordone, Ciccio Bonito e Mimmo Orsini per l’impegno evidenziato che è stato assai oneroso.

 

Parlare di Raffaele Maffettone è parlare della storia della Nunziatella e dell’Associazione ex allievi per un segmento temporale di mezzo secolo. Lui è riuscito a compattarci ed a farci sentire appartenenti ad una stessa famiglia e, con grande, semplice e garbata spontaneità, stando sempre al suo posto, a farci sentire partecipi della vita della Scuola. Dopo di lui, da tanti anni ormai, molti di noi si sono occupati e continuano ad occuparsi, nel bene e nel male, delle sorti della Nunziatella, della sua conservazione e del suo progresso. Il momento di sintesi è stata sempre la speranza di possedere il segreto per conquistare la sua infinita durata nel tempo nello sterile compiacimento di momentanei, provvisori, presunti successi che successi non sono stati ma cambiali pagate e, verosimilmente ancora da pagare. Ogni tappa si è svolta sempre e si continua a svolgere tra lo stimolo di intelletti vivaci, la “battaglia” dialettica anche eccessiva di taluni con i vertici della Casa madre con proposte e valutazioni su ogni aspetto della organizzazione della Scuola assolutamente non richieste e, pertanto, rapidamente dimenticate e cestinate, dibattiti infiniti senza costrutto, ecc. ecc. ecc., a fronte di una situazione infrastrutturale realmente inadeguata della Scuola, in attesa che si compia il miracolo che la Nunziatella improvvisamente si dilati su altra caserma limitrofa che, di fatto, nessuno ci vuole cedere e nessuno vuole acquisire…… Ma gli esperti dicono che i miracoli non si compiono solo a Milano ma anche a Napoli……

 

Nel nostro ambito, ciò che rimane inalterata è la presunzione, per troppo amore verso il nostro passato ed i ricordi di gioventù, di poter comandare a casa d’altri nella cristallizzazione di una memoria storica che si cerca di far riemergere attraverso le imprese importanti dei singoli, che pur sempre rimangono temporali, e la luce duratura espressa da pochissimi altri, luce però che nulla ha a che fare con l’atteggiamento di coloro che si trastullano nel vagheggiare ipotesi pseudo operative inoltrandosi in materie di cui non hanno conoscenza dimenticando che non siamo noi a decidere (dico per fortuna).

 

Dai tempi di Maffettone, molta acqua è passata sotto i ponti, sia in termini di stile e edi umanità che di efficienza. Lui sapeva che i valori spirituali e culturali che la nostra Scuola riesce ad emanare andavano e vanno sorretti esclusivamente in via di alta politica, fatto questo ancor più necessario ai giorni nostri perché si possa realizzare una reale rinascenza, non solo tecnica, dopo anni indubbiamente assai grigi. In tutto questo, è lapalissiano che molto avrebbero potuto e potrebbero fare gli ex allievi militari, ma tuttavia è loro dovere anche attenersi alle decisioni della loro gerarchia che senza ombra di dubbio ha dovuto approfondire tutti i problemi della famiglia con le stellette in un’ottica generale che passa attraverso l’esame delle singole problematiche che investono il modello difesa, le priorità e le risorse.

 

In tale quadro, mi domando perché l’Associazione e tanti ex allievi, che hanno vissuto e sembrano ancora vivere passionalmente le vicende della Nunziatella, non abbiamo voluto almeno adeguare, con un riconoscimento giuridico la nostra famiglia chiedendo di farla entrare a pieno titolo nel novero delle Associazioni d’Arma? Sarà forse perché non si è voluto, da parte di taluni, sottoporci a regole più pregnanti da rispettare? Ma quanto questo atteggiamento ci è costato e ci costa impedendoci di operare? Quanto ci ostacola nel far giungere alla Casa Madre un corretto pensiero che sia poi ascoltato e valutato? I vantaggi sarebbero stati molteplici e la considerazione ancor maggiore. Si continua però, senza titolo, a depositare sui tavoli della Casa madre studi ed analisi su tutto ciò che riguarda la vita della Scuola ed anche delle altre Scuole militari.

 

Maffettone, nonostante fosse un laico, era di fatto parte integrante della famiglia con le stellette. Io non so se Lui era tra quelli che non volevano la nostra Associazione inserita a pieno titolo nell’ambito delle Associazioni combattentistiche e d’Arma; so però che altri non vollero e qualcuno addirittura volava alto. Le motivazioni non furono molto convincenti volendo appartenere all’universo militare senza accertarne logica e forma.

 

Purtroppo, le necessità ed il progresso impongono sacrifici nell’ambito delle Istituzioni come dimostra il fatto che la Casa madre, nel tempo, ha dovuto rinnovarsi sopprimendo gloriose figure ordinative della sua organizzazione accantonandone le bandiere al Vittoriano.

Per quanto ci riguarda, la Nunziatella ha la fortuna di esser una piccola, grande Scuola che poco impegna in termini di risorse in genere, ma tanto esprime in termini di formazione, tradizioni, spirito di corpo e prestigio per la Nazione e per le FF.AA., per cui non morirà mai.

 

La logica della Casa madre, che ha sempre considerato con signorile distacco la passionalità irrazionale dei nostri comportamenti e delle nostre richieste, fa facilmente dedurre che l’applicare le regole ed ascoltarci con benevola pazienza sia l’unico argine per difendere gli allievi dalla invadenza prottettiva degli ex allievi. Anzi, direi che la Casa madre ha dimostrato molta pazienza nell’ascoltare richieste fuori dal normale di cui si è fatta portavoce l’Associazione, perché non bisogna mai travalicare certi limiti dettati dalla necessaria, altrui autonomia gestionale. Il medico non può fare l’avvocato, l’avvocato non può fare il biologo, il biologo non può fare l’economista e così via e nessuno di loro può sostituirsi al militare perché oltretutto ciò sarebbe scorretto.

 

Sono realtà professionali che provengono da studi diversi e poi ognuno deve fare la propria professione e non quella degli altri.

A fattor comune, resta essenzialmente il problema della sede che, penso, stia a cuore a tutti perché è intuitivo il fatto che le infrastrutture sono essenziali per agevolare la formazione dei giovani, ed avere un valido Comandante, come siamo riusciti ad ottenere, che sia un intelligente interlocutore con l’Associazione. Gli ex allievi devono pensare solo a rinvigorire il nostro associazionismo come faceva il nostro avvocato Raffaele.

 

Perché Maffettone era benvoluto ed ascoltato? Perché l’uomo aveva impostato il suo credo su pochi valori sostanziali, quali la lealtà, l’amicizia, la solidarietà, l’italianità, la correttezza comportamentale senza mai entrare, se non in punta di piedi, in questioni che dovevano essere affrontate esclusivamente da chi ne aveva la responsabilità.

Lui, come era giusto, si occupava degli ex allievi e, con la sua presenza costante, era sempre pronto anche a rincuorare e stimolare i giovani allievi, poco più che bambini, a trovare la forza di superare le difficoltà.

 

Questa era la sua concezione dell’associazionismo, senza sovrastrutture, senza burocrazia, senza sproloqui inutili, senza gadget, senza interessi di facciata, e senza sentirsi investiti da chissà quale immensa missione. Con Lui esisteva solo dedizione e fratellanza, in una parola solidarietà.

Era questo ciò che affascinava la sua personalità.

Lui era l’Associazione, Lui era il papà e la mamma, Lui era l’anima della Scuola, Lui era l’amico fidato.

Finito Lui, gli scricchiolii ed i lamenti sono diventati assordanti…… Ed è perfettamente inutile domandarsi il perché di una realtà che è sotto gli occhi di tutti. Ora chi si occupa degli ex allievi? Quale validità ha il servizio reso loro? Un nutrito gruppo di benemeriti ha costituito la Fondazione ma, a quanto sembra, ora si muove solo sulla dedizione di un paio di persone, e questo non è bene.

Infatti, non si può chiedere ad uno stimato Professore universitario di occuparsene per poi lasciarlo solo o quasi.

Le iniziative delle singole Sezioni, che vivono una esistenza autonoma anche sotto il profilo informativo, sono sufficienti a tenerci uniti? Le iniziative dei singoli che operano con buona volontà ed entusiasmo sono idonee a renderci migliori?

Io penso che occorra dare forza sia alla Polisportiva che al Mentoring con un’adesione a quei programmi che stanno procedendo egregiamente, purché rimangano disinteressati.

Siamo dunque arrivati ad un bivio e ci dobbiamo passare la mano sulla coscienza.

O si realizza una Associazione efficiente e ben strutturata che veramente possa essere di riferimento per tutti noi legittimandoci con un riconoscimento pieno, nella trasparenza, o si deve ritornare al Maffettonismo puro come gran parte di noi auspica, limitando il nostro Statuto a quei pochi punti essenziali che stanno ad indicare la nostra finalità esistenziale, dando forza alla base.

Ibridi non sono più consentiti perché ne perdiamo di credibilità sia all’interno che verso l’esterno e questo sta avvenendo ed occorre prenderne subito atto, perché non serve un impegno autoritario senza positività.

Noi siamo esattamente quelli che siamo e non è il caso di domandarcelo ancora, tanto non cambia nulla. Ormai in troppi auspichiamo l’attuazione del noto motto “essere più che sembrare”. Siamo entrati in una società molto più creativa e ricca di soluzioni inattese, le comunicazioni e le informazioni che si moltiplicano in misura impetuosa tendono ad annullare spazi e tempo, e noi, per un motivo o per l’altro, stiamo ancora fermi ad ascoltare valanghe di parole inutili in una burocrazia esasperante ed assolutamente poco realizzativa.

Penso che sia arrivato il momento di tacitare la “libido loquendi” e di operare e prendere decisioni.

 

Restiamo uniti come l’Avvocato Maffettone ci voleva, restiamo solidali come il nostro spirito di corpo ci ha insegnato, restiamo liberi di esprimerci come la nostra natura ci impone sempre che sia fatto in maniera corretta, ma il cambio generazionale, ormai necessario ed alle porte, ci consegni subito un altro Maffettone e ci porti a mantenere quei valori che sono stati e sempre resteranno la bandiera da combattimento del nostro incomparabile Maestro. Chi è contrario a questa realtà faccia la cortesia di mettersi da parte.

 

Grazie Raffaele per il tuo insegnamento di vita; come vedi, perché sei sicuramente qui tra noi, la tua nobiltà d’animo è per noi come la fiaccola olimpica accesa sul Monte di Dio anziché sul Monte Olimpia, che non si spegnerà mai.

 

Ti onoriamo intitolando la Sezione Campania e Basilicata al tuo nome e saremo fedeli alla tua linea.   

 

 

Saluto del Presidente della sezione Campania e Basilicata Generale Arturo Tornar domenica 14/03/2004 nell’aula magna della Scuola militare della Nunziatella di Napoli.

 

Arturo Tornar 52 56